La Cooperazione Siciliana

La cooperazione siciliana deve sciogliere il nodo che vede parecchie aziende imbottigliatrici di essere da un lato cantina sociale familiare che ammassa l’uva al 4% di IVA e poi vende come imbottigliatore privato lo stesso vino ammassato nella cantina realizzando significativi utili escludendo i produttori dal valore aggiunto. Occorre stabilire regole certe per le aziende che commercializzano ed ammassano uva in Sicilia che a sua volta sono presenti con proprie aziende in Nord – Africa o in altre aree d’Italia dove nelle etichette è assente l’origine della produzione e poi viene venduto come vino siciliano. Altro argomento da trattare è quello che questi signori, moderni imprenditori del vino, acquistano centinaia di ettari di terreno in Sicilia spesso senza quota di vigneto sfruttando le leggi siciliane e dopo l’acquisto dividendo in maniera strumentale le aziende in diverse società di comodo riuscendo a drenare notevoli finanziamenti da un lato con l’ O.C.M vino e dall’altro forse ottenendo contributi per le vecchie colture esistenti in quei terreni. Occorre contrastare i fenomeni anomali di andamento dei prezzi nelle filiere agro – alimentari e della viticoltura trapanese in particolare con l’intensificazione dei controlli della guardia di finanza e dell’agenzia delle entrate così come enunciato da parte del consiglio dei ministri in data 2 settembre 2005 con l’approvazione del decreto dello stato di crisi del settore vitivinicolo. Se qualche imbottigliatore pensa di potere stipulare accordi con cooperative per contratti di acquisto di vini per i prossimi anni con i prezzi attuali – anomali riducendo il viticoltore non più il protagonista della sua azienda ma un numero al servizio di un sistema che vuole monopolizzare il mercato, controllandone i prezzi, privandolo della propria dignità e dei capitali necessari alla sopravvivenza. I Viticoltori non accetteranno questi metodi e l’Associazione si attiverà a difesa di essi.
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